Giovedi, 25 aprile 2024 - ORE:16:45

Caro benzina, ecco i segreti di questa truffa

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L’accusa è pesantissima, di quelle che nella testa di ogni automobilista, fanno scattare un istintivo moto di rabbia. Le “sette sorelle” del settore energetico, avrebbero compiuto in Italia manovre “speculative” per tenere artificiosamente alti, o regolato “limitandone gli scostamenti”, i prezzi dei carburanti negli ultimi due anni.

un feroce sospetto

Ma la Commissione Ue e la Gran Bretagna hanno lo stesso sospetto e hanno aperto indagini che portano nella stessa direzione. Le compagnie petrolifere al centro di un’inchiesta della guardia di finanza e della procura di Varese, nata da una denuncia del Codacons, sono Shell, Tamoil, Eni, Esso, TotalErg, Q8 e Api. I reati ipotizzati dal pm Maurizio Grigo vanno dal “rialzo e ribasso fraudolento” dei prezzi a “manovre speculative su merci” fino alla “truffa”.

I listini non seguono i naturali listini della finanza

I listini, in sostanza, non sarebbero fissati seguendo la semplice evoluzione naturale dei prezzi internazionali dei prodotti raffinati e tantomeno verrebbero decisi dalla libera concorrenza. Una ipotesi che dovrà essere verificata processualmente in Italia ma che nasce oltre la Manica, con decisioni figlie del nebuloso mondo della finanza a Londra – una delle capitali mondiali del mercato del petrolio – con un meccanismo non dissimile da quello messo sotto accusa per le manipolazioni del Libor, il tasso interbancario che arriva a determinare gli interessi di prestiti e mutui.

La tesi, alla base dell’esposto presentato dal Codacons e fatto proprio dai
giudici di Varese, poggia su una analisi di Matteo Temporin, docente dell’università Cattolica del Sacro Cuore. Secondo cui il percorso che va dal pozzo petrolifero fino al serbatoio del cliente è mosso da regole che, anche secondo i baschi verdi e il gip di Varese, puntano a limitare gli scostamenti dei prezzi e accompagnarli senza troppi scossoni al distributore.

Un tragitto che si svolge alla luce del sole, è bene ricordare, ma che è quasi interamente controllato dai marchi più noti che oggi sono coinvolti nell’indagine. Insomma, per gli inquirenti, saremmo di fronte ad un sistema coordinato al punto che il gip nel suo atto d’accusa, scrive di “artifizi e raggiri”, messi in atto per “livellare volontariamente, concordandoli, i prezzi dei prodotti petroliferi alla pompa”. Un comportamento che, sempre a detta del magistrato, vede danneggiati indubitabilmente i consumatori. Subisce “un danno economico un numero indistinto e indeterminabile di fruitori del servizio, indotti in errore, ma in ogni caso privi di reale possibilità contrattuale, nella considerazione che le principali compagnie petrolifere agiscono in regime di monopolio”.


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