Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:12:10

Economia italiana: servono risparmi

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L’Europa non fa più sconti

Nel trattare con la Comunità Europea su deficit e debito, senza ombra di dubbio, il risparmio privato si presenta come «il prestatore di ultima istanza» per i nostri governanti.

A rendere meno paurosa a Bruxelles una montagna di debito pubblico che è ormai arrivata al 127% del Pil, si aggiungono, poi, 8.619 miliardi di euro di ricchezza netta delle famiglie italiane; ovvero, la somma complessiva delle attività reali (abitazioni e terreni, per esempio) e di quelle mobiliari (depositi, titoli, azioni), al netto delle passività finanziarie (mutui e prestiti personali).

Questo tipo di operazione, valutando i dati, sembra avere avuto un notevole successo. La solvibilità di un Paese e l’Europa riconoscono che la componente del risparmio privato va considerata come una ricchezza nazionale in ogni modo.

Il problema è sicuramente un altro. Ottenere questo riconoscimento, che almeno sulla carta ha reso l’Italia meno debole rispetto alle economie più virtuose dell’Eurozona, serve avvero a poco se invece di proteggere il risparmio privato viene trattato come un qualsiasi serbatoio fiscale.

Questa incapacità di risanare la spesa pubblica (a cominciare dal taglio dei costi della politica) sommata a una tassazione dei redditi personali molto pesante, ha trasformato il risparmio delle famiglie in un’ancora di salvezza per l’erario. Gli effetti sono molto preoccupanti. Già dalla fine del 2007 alla fine del 2010, quando l’aggregato ha raggiunto il valore massimo di 9.151 miliardi di euro, il risparmio ha registrato un calo del 5,8%, mentre in termini reali la ricchezza complessiva delle famiglie è diminuita del 3,4% solo tra il 2010 e il 2011 (-306 miliardi di euro a prezzi 2011).


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