Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:13:55

La Fiom si vede respinto il ricorso, ora sarà dura

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Non c’è stata discriminazione da parte della Fiat nei confronti dei 19 lavoratori di Pomigliano iscritti alla Fiom, che l’azienda ha messo in cassa integrazione in base a un accordo sottoscritto a febbraio con gli altri sindacati: lo stabilisce il tribunale di Roma che respinge il ricorso del sindacato guidato da Maurizio Landini.

La Fiom annuncia il ricorso in appello

In attesa delle motivazioni la Fiom annuncia l’intenzione di ricorrere in appello. Soddisfatti gli altri sindacati per i quali la sentenza premia la politica degli accordi e punisce la Fiom. «Questa sentenza rappresenta una pietra tombale nei confronti della politica suicida della Fiom», afferma il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, mentre per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, «la scelta miope e velleitaria dei metalmeccanici della Cgil di risolvere i problemi sindacali attraverso la via giudiziaria si infrange su l’odierna sentenza come fosse un boomerang». Il segretario nazionale della Fim Ferdinando Uliano auspica che «i buoni risultati della Panda possano portare in prospettiva al riassorbimento di tutti i lavoratori».

Ora tocca a Marchionne

Quello di oggi è l’ennesimo capito della vicenda che contrappone la Fiat di Sergio Marchionne e il sindacato dei metalmeccanici Cgil, nelle fabbriche e nelle aule dei tribunali, e che proprio nello stabilimento campano ha il suo fulcro. I diciannove operai erano stati assunti in Fabbrica Italia Pomigliano su disposizione della Corte d’appello di Roma, ma l’azienda aveva deciso di lasciarli a casa retribuendoli. All’inizio di febbraio i lavoratori si erano recati in fabbrica per conoscere le mansioni ma erano stati invitati a tornare a casa perché al momento non era possibile ricollocarli.


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