Giovedi, 18 aprile 2024 - ORE:00:20

Liberalizzazioni, conosciamo meglio questo male

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Non tutti sanno quanto influiscano negativamente le “tasse celate” nel nostro paese

Le liberalizzazioni sono provvedimenti che consentono di liberarci di tasse nascoste” che potremmo non pagare senza danneggiare il Paese. Queste “tasse” sono fatte dai privilegi che ogni categoria, ogni corporazione (dagli avvocati, ai farmacisti, agli insegnanti, ai notai, ai taxisti ecc.) ha ottenuto per sé, con regolamentazioni e restrizioni, a svantaggio di tutti gli altri cittadini.
Per Marcello Messori, docente di Economia all’Università di Tor Vergata di Roma «l’unica regolamentazione necessaria è invece quella che deve assicurare ai consumatori qualità ed efficienza. Tutto ciò che è in più si può eliminare e in Italia, di cose da eliminare, ce ne sarebbero davvero molte. Mi chiedo: a che cosa servono i numeri chiusi? Qual è l’importanza sociale ed economica dell’80% dei servizi notarili? Certo, non si possono eliminare tutti gli ordini dal giorno alla notte: quello dei medici, che pure andrebbe riformato, è essenziale. Ma per molti altri il superamento mi sembra la via più naturale. Senza con questo arrivare a una liberalizzazione selvaggia, che sarebbe un male ancora peggiore».

Molte delle tasse che paghiamo neanche le conosciamo

Senza accorgercene, paghiamo altre tasse. Non allo Stato ma alle cosiddette “corporazioni” cioè le associazioni di categoria (e non solo) che impongono restrizioni di ogni tipo.
«In genere» spiega Michele Pellizzari, docente di Economia del lavoro alla Bocconi di Milano «sono definite dagli ordini professionali e nascono dall’esigenza di dare al consumatore la possibilità di trovare un professionista qualificato».

Ma quasi sempre finiscono per avere altri obiettivi: ad esempio evitare la concorrenza (imponendo numero chiuso o altri espedienti) o tenere più alto il prezzo del loro lavoro (ad esempio con tariffe minime).


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