Martedi, 16 aprile 2024 - ORE:14:49

Qualcuno si dimentica che il lavoro dovrebbe nobilitare l’uomo


L’Italia è un posto strano, si sa. Non sono da meno tutte quelle persone che apparentemente hanno a che vedere con i limiti imposti dal lavoro. Grandi filosofi come Hegel e Marx auspicavano la costruzione di una società in cui il lavoro occupasse le faccende delle persone solo 3 giorni alla settimana. Una visione che aveva un proprio significato nell’amore e nella cura per se stessi, uno dei tanti modi per essere felici e vivere in armonia con gli altri.

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Esistono società aborigene dette “società dell’ozio” che applicano questo sistema, ma ovviamente c’è anche da dire che sono del tutto fuori dalla logica dell’ordinamento regolato dai fattori di modernizzazione. In questo ultimo periodo sentiamo parlare di articolo 18 qui, articolo 18 di là. Dietro l’angolo troviamo persone che si lamentano dei propri diritti sul lavoro, ormai sembra essere il luogo comune per antonomasia. Prima le persone sarebbero dovute andare in pensione a 50 anni, poi con le nuove direttive di stato l’età pensionabile è stata spinta sempre oltre, fino ad arrivare ad un numero di anni di contributi tutt’ora non quantificabile ed in continuo aumento.

La questione alla base di tutto? Secondo la maggioranza dei lavoratori lo stato non tutela i diritti al lavoro, nonchè presenta dei grossi limiti sistemici per l’erogazione delle pensioni, e di conseguenza mette dei grossi veti sui prepensionamenti. Ormai in Italia la gente è stufa di lavorare sopra i 60 anni, è un dato di fatto. Eppure con le nuove norme i futuri lavoratori non ci andranno mai in pensione. La conseguenza sostanziale di tutto questo flusso in negativo?

Beh, sicuramente una scarsa percentuale di alta efficienza nell’esecuzione dei propri compiti. Meno i lavoratori di un’ azienda sono efficienti, meno saranno le percentuali di ricavo, meno le aziende guadagnano, meno ne giova l’economia dello stato. La gente non crede in un futuro in Italia, e manca la voglia di dare quel contributo in più per fare girare meglio i meccanismi lavorativi. Quali soluzioni per evitare un tracollo dell’impegno della gente?

Per prima cosa dobbiamo promuovere la consapevolezza dei propri mezzi, la vera linfa derivata dalla voglia di far bene per gli altri e per se stessi. La verità è che dobbiamo incoraggiare un ritorno a quelli che sono i valori morali della nostra tradizione, ma cosa ancora più importante noi dobbiamo promuovere un generale impegno sociale, redimere dal materialismo imperante le giovani generazioni. Per giustificare la domanda mi sono rifatto al discorso pronunciato dall’attore Christian Bale in un noto film del 2001, American Psycho.

“Mettere fine all’apartheid per dirne uno e rallentare la corsa agli armamenti nucleari, lo stop al terrorismo e alla fame del mondo. Dobbiamo procurare cibo e un tetto a chi ne è sprovvisto. Opporci ad ogni forma di discriminazione e promuovere i diritti civili e far si che le donne godano di eguali diritti. Dobbiamo incoraggiare un ritorno a quelli che sono i valori morali della tradizione. Ma cosa ancora più importante noi dobbiamo promuovere un generale impegno sociale. Redimere dal materialismo imperiante le giovani generazioni”

Affermazioni però che fanno riflettere su come nella nostra epoca ci sia stata una netta flessione in negativo per quanto riguarda la voglia di fare del bene per il proprio paese e per se stessi. Un valore come il patriottismo che in diversi stati viene sentito molto, in Italia è un aspetto marginale nella vita delle persone. Non dobbiamo aspettarci che la gente con l’altruismo diventi più buona, non sia mai. la società è fatta per gerarchie e le persone tenderanno sempre a cercare di prevaricare sugli altri per ottenere più di quello che hanno, nulla di così sconvolgente. E’ soltanto colpa della natura umana.


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